“La filiera dell’ortofrutta va riequilibrata”. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alle dinamiche flessive delle quotazioni della frutta. “C’è un forte divario tra il prezzo pagato al produttore ed il prezzo finale al consumatore – osserva Confagricoltura -. L’estate scorsa le nettarine spuntavano all’origine 75 centesimi al kg e le pesche 61. Oggi le quotazioni sono praticamente dimezzate”. Un kg di pesche noci (nettarine) – spiega Confagricoltura – viene pagato all’agricoltore 34 centesimi (quindi sottocosto, perché produrlo e raccoglierlo costa almeno 0,45 euro/kg), il grossista lo rivende a 71 centesimi (quindi raddoppiando l’importo) e nei negozi e nella GDO lo si trova a un prezzo che va da 1, 75 euro/kg sulle piazze del Sud, a 1,90 su quelle del Centro, a 2,15 su quelle del Nord (media nazionale 1,95 euro/kg). Per le pesche a polpa gialla si va dai 31 centesimi al kg al produttore, a 1,85 come prezzo medio di vendita finale. “La situazione nelle campagne è drammatica, con quotazioni crollate al di sotto dei costi di produzione, spingendo molti produttori a sospendere l’attività di raccolta. L’agricoltore è anche consumatore ma spesso ce ne dimentichiamo – afferma Confagricoltura -. In più occasioni abbiamo fatto un esempio sintomatico: per acquistare un caffè al bar il produttore deve spendere quanto ricava dalla vendita di tre-quattro chili di pesche”. “Nei passaggi dal campo alla tavola il prezzo delle pesche aumenta di quasi sei volte – denuncia l’Organizzazione degli imprenditori agricoli -. Quello che chiediamo è una diversa ridistribuzione dei ricavi lungo la filiera e che venga calmierato il prezzo al consumatore, in modo da consentire al frutticoltore di poter collocare maggiori quantitativi di prodotto. Perché l’assurdità è che, nonostante i prezzi bassi all’origine, i consumi non crescono”.